DAL FASCISMO ALLA II GUERRA MONDIALE

La provincia di Ancona non fu terreno fertile per il nascente fascismo, a Chiaravalle almeno all'inizio il clima fu apertamente e totalmente avverso. E' per questo motivo che servirà alle camicie nere il supporto di squadracce provenienti da fuori, soprattutto dall'Umbria. Le violenze ai danni degli antifascisti di varia estrazione che rifiutavano di sottomettersi al regime proseguirono per tutto il ventennio. E fu molto importante il ruolo di tanti chiaravallesi nell'organizzazione della Resistenza locale nel favorire la Liberazione, che avvenne, come per Jesi, il 20 luglio del 1944, con l'ingresso delle truppe alleate precedute dai polacchi e dai partigiani.
Chiaravalle pagò un duro prezzo alla seconda guerra mondiale: il 17 gennaio del 1944, durante l'annuale fiera di Sant'Antonio, la città subì un duro bombardamento da parte degli alleati, nel quale morirono circa 250 persone e venne distrutto gran parte dell'abitato. Chiaravalle, in quanto centro nevralgico e strategico per la zona, era stato scelto dai nazisti come base per lo stato maggiore e a tale scopo era stato costruito un bunker. Gli alleati ne furono informati e reagirono nel sistema più “efficace” e devastante: dopo quel 17 gennaio, Chiaravalle subì altre 53 incursioni aeree che distrussero il 47% delle abitazioni e l'86% degli stabilimenti aerei.

Fonti:
Sandra Cappelletti "Dalla abbazia alla manifattura. Le origini di Chiaravalle"
Cristiana Cirilli "Chiaravalle tra cultura e natura"
Carlo Vernelli "1808 Nascita di un Comune"
Massimo Papini "Il CLN a Chiaravalle. Dalla lotta di liberazione alla ricostruzione"