Il tabacco da fiuto veniva considerato
dagli ecclesiastici un prodotto officinale con proprietà a volte
reali, altre volte presunte (c'era chi sosteneva che inalare tabacco
aiutava la castità, i contadini lo utilizzavano come insetticida) e
come tale veniva coltivato nei terreni dello Stato Pontificio. Anche
Chiaravalle aveva avviato in via sperimentale tale coltivazione, con
rese quantitative e qualitative soddisfacenti. Ben presto il tabacco
si trasformò in bene voluttuario, un vero e proprio “status
symbol” e come tale fu osteggiato dalla Chiesa. Tuttavia, la sua
coltivazione e lavorazione nello Stato Pontificio rappresentava un
affare molto redditizio. Due date cambiarono per sempre la storia di
Chiaravalle: il 21 dicembre del 1757 Papa Benedetto XIV liberalizzò
la produzione e la lavorazione del tabacco; il 15 settembre 1759 il
Cardinal Nereo Corsini, commendatario dell'Abbazia, siglò con il
Conte fanese Gabriele Galantara il contratto che diede vita alla
fabbrica di tabacchi su suolo chiaravallese.
Il tabacco locale era chiamato Spadone
di Chiaravalle, una varietà indigena di buon aroma. L'intuizione di
Corsini portò grandi guadagni e la superficie destinata a tabacco
crebbe progressivamente.
Durante l'esperienza della Repubblica
Anconetana (proclamata l'11 febbraio 1797) sostenuta dalle truppe
napoleoniche e nella quale rientrava anche il territorio di
Chiaravalle, alcuni cittadini chiaravallesi si resero protagonisti di
un tentativo di insurrezione, al quale mancò però l'appoggio
concreto dello Stato Pontificio. Il 22 ottobre le autorità
anconetane decisero un'incursione a Chiaravalle e arrestarono 8
persone che si riunivano in una casa colonica poco oltre il confine
di Chiaravalle (all'epoca situato nei pressi dell'attuale Largo
Oberdan) per progettare una insurrezione armata.
Il 5 dicembre di quello stesso anno,
giunse per i Cistercensi l'obbligo di lasciare il monastero di
Chiaravalle. Il 31 gennaio 1798 il generale Haller, amministratore
delle Contribuzioni e Finanze d'Italia, comunicò al governo di
Ancona il seguente decreto: “La municipalità di Ancona entrerà in
possesso di tutti i beni dell'abbadia di Chiaravalle in qualsivoglia
parte d'Italia si ritrovino”. Per la prima volta nella sua storia
la popolazione di Chiaravalle passava sotto un governo laico.
Nel 1808 i beni abbaziali tornarono al
Regio Demanio e nel 1812 entrarono a far parte dell'appannaggio del
Viceré d'Italia Eugenio di Beauhrnais, figliastro di Napoleone, che
li mantenne anche dopo il Congresso di Vienna. In questo periodo la
piazza della badia fu denominata Piazza Eugenia.
Fonti:
Sandra Cappelletti "Dalla abbazia alla manifattura. Le origini di Chiaravalle"
Cristiana Cirilli "Chiaravalle tra cultura e natura"
Carlo Vernelli "1808 Nascita di un Comune"
Massimo Papini "Il CLN a Chiaravalle. Dalla lotta di liberazione alla ricostruzione"